“Down Under” è difficile da seguire.
In realtà, per quello che si è visto nella lunga settimana in Arabia, per i rivali dei bibitari austriaci non c’è spazio per cullare sogni di gloria. Ed i campioni del mondo, che hanno dominato in lungo e in largo la scorsa stagione, danno l’impressione che possono essere sconfitti solo da se stessi. E ci hanno messo molto del loro per riuscirci. Hanno schierato, una contro l’altra, le loro potenti truppe cammellate, sparandosi addosso ad alzo zero. In pista, invece, tutto è filato liscio, con personaggi abbracciati con ancora i coltelli insanguinati. La Formula 1 moderna è anche questo, tecnologica e imperscrutabile, animata da attori sempre pronti a fare un coup de “théâtre”. Max, però, ha messo in fila tutti, portandosi dietro il molto meno cannibale compagno di squadra, il simpatico messicano Sergio “Checo” Perez.
Quando è così, due doppiette in due gare ed in classifica a punteggio pieno, c’è da preoccuparsi. Il livello dell’olio all’astronave plasmata da Newey non si misura con Max ma con Checo: se anche Sergio è davanti agli altri, quindi in grado di vincere le gare, la questione per gli altri si fa complicata. In soldoni, il vantaggio dei fenomeni potrebbe essere ancora più grande, in gergo si dice che hanno “margine” e finora non è stato sfruttato tutto il potenziale per non scoprire le carte. L’olandesino ha dato l’impressione di regolarsi, controllando la situazione con grande autorità. Ma la facilità con cui Perez ha regolato Sainz in Bahrain e Leclerc a Jeddah si è notata e non lascia dormire sonni tranquilli. I ferraristi, però, non si intimoriscono per tanto ben di dio e partono all’assalto. Non preoccupandosi degli altri rivali e mettendo nel mirino sua maestà Red Bull.
A Maranello, forse per la prima volta nell’ultimo periodo, appaiono sulla stessa lunghezza d’onda, anche agli estremi della visione. Il pacato e abbottonato Fred sembra pensarla come l’indomito Charles che invece è sempre pronto a combattere per vincere anche se guida una carriola. I due non sono molto lontani nei giudizi, anche se espressi in forma diversa. In sintesi: la macchina è buona, siamo andati nella direzione giusta. I progressi che abbiamo fatto sono notevoli ed ora abbiamo una base solida su cui poter lavorare. E sappiano con precisione dove dover intervenire. Quindi è arrivato il momento di mettere pressione ai primi della classe. Un conto e dirlo, un conto è farlo, ma la speranza c’è e questo è già un risultato. Carlos rientra dopo l’operazione d’appendicite e non può essere al massimo delle forma, ma il principino, con la sua velocità innata, può benissimo mettere in difficoltà anche l’orange nel giro secco.
Lo scenario cambia sul passo gara perché finora non si è visto chi possa infastidire il tandem perfetto. L’equilibrio della RB fa paura e sulla distanza fanno come gli pare. Il Cavallino ci proverà e già domani vedremo quante chance ci siano su un tracciato che potrebbe essere più amico dei primi due. Intanto Vasseur si gode i due eccellenti colpi messi a segno quest’anno sul fronte piloti. Dopo aver convinto il suo amico Imperatore ad attraversare la Manica per trarre il dado a Maranello, il funambolico “talent scout” transalpino ha sorpreso il mondo tirando fuori dal cilindro Oliver Bearman. Senza dare nell’occhio, ha tenuto a casa i membri più esperti dell’Academy «tanto al circuito c’era Ollie». Con l’involontaria complicità di Sainz ha infilato il giovane spilungone britannico nella SF-24. Sembra che solo Fred sapesse con precisione cosa sarebbe accaduto.