Cariplo e Acri, il presidente Giovanni Azzone: «Con le Fondazioni cresce il benessere di persone e territori»

Nell'ultimo anno sostenuti 1.174 progetti con un investimento di oltre 170 milioni grazie anche a una fitta rete sul territorio

Mercoledì 8 Maggio 2024 di Rosario Dimito
Cariplo e Acri, il presidente Giovanni Azzone: «Con le Fondazioni cresce il benessere di persone e territori»

Presidente Giovanni Azzone, oggi 9 maggio, lei chiude il primo anno intenso da Presidente della Cariplo. Com’è stato?
«Impegnativo e appassionante.

Abbiamo sostenuto 1.174 progetti, con un investimento di oltre 170 milioni. Escluse le festività, sono 30 progetti a settimana, che hanno contribuito a rendere più “forte” la nostra comunità. È un risultato di cui siamo debitori a tutti coloro che operano in Fondazione Cariplo e che ci hanno preceduto nello scorso mandato».

Un passaggio di consegne nella continuità quindi?
«Per le istituzioni come la nostra è essenziale avere un’ottica di lungo periodo, la continuità, pur nell’adattamento a un mondo che cambia, è quindi un valore fondante, seguendo gli insegnamenti di un uomo di grandi vedute, equilibrio e profonda umanità come Giuseppe Guzzetti».

Non è sempre cosi. Ci sono casi che mettono in evidenza chi guarda ad interessi di parte, con scontri accesi. In Crt, il passaggio di testimone era stato traumatico, ed è finita ancor peggio, non le pare?
«Non mi piace parlare degli altri. Mi dispiace che le fondazioni arrivino all’opinione pubblica per questioni che hanno poco a che fare con la filantropia. E invece, dobbiamo sempre ricordarci che le Fondazioni di origine bancaria erogano ogni anno quasi un miliardo: senza di loro, la vita di molte persone sarebbe diversa».

Che immagine si è fatto in questo anno?
«Guardando le fondazioni italiane e straniere che ho conosciuto, ho visto un mondo che sta crescendo; c’è voglia di lavorare con serietà e competenza. Non nascondo ciò che vedo, ma dobbiamo guardare le cose con maggior equilibrio». 

Fabrizio Palenzona aveva tentato di assumere la guida dell’Acri, gli è stato impedito, che dice?
«La concorrenza e la pluralità di visioni sono un valore. L’Acri ha fatto le sue scelte. Inutile continuare a guardare indietro. C’è un’ottima compagine, si lavora bene, pur in un contesto molto complicato».

E che immagine si è fatto di Cariplo? 
«In passato ho guardato da fuori la Cariplo, con ammirazione, per la sua capacità di agire, operando per le emergenze quotidiane, ma seminando per il futuro, anche grazie alla fitta rete sui territori. Quest’anno non ha fatto che confermare le mie previsioni».

Nella forza di questa rete ci sono le fondazioni di comunità, le spiega?
«Sono 16 in Lombardia, Novara e VCO (Verbano-Cusio-Ossola). Festeggiano 25 anni. È un grande progetto a cui è stato destinato mezzo miliardo. Chi le ha organizzate aveva visto lungo. Sa cosa significa avere un avamposto che sa captare i segnali e dare risposte ai territori?». 

No, che significa?
«Sono punti di riferimento in un mondo che fa fatica a trovarne. Efficaci. La gente vede la loro opera proprio lì dove agiscono. È la filantropia di prossimità, coinvolge enti, persone, istituzioni». 

La filantropia non pensa solo ai soldi?
«In questi mesi ci siamo messi ad approfondire molti temi. I tassi di occupazione, gli indicatori ambientali, la speranza di vita, la denatalità, la densità del patrimonio culturale, l’indice di vecchiaia, il tasso migratorio, mi fermo qui». 

Più dati, meno parole.
«Era solo per spiegare come lavora una fondazione moderna. Studia, riflette, agisce. Poi mette in campo i soldi, cerca alleanze, si confronta con chi, nel mondo, affronta gli stessi problemi e magari ha già trovato soluzioni. Non regala soldi sulla base di una percezione emotiva». 

Ma senza soldi la filantropia può fare poco
«A volte però anche poche risorse possono fare cose grandi, se ne attivano altre. È l’effetto volano. Prendiamo il Pnrr: molti comuni si sono rivolti a noi; avevano bisogno di piccoli contributi per mettere a punto i progetti, per poi accedere a ingenti risorse europee. Senza quel quid, non sarebbero stati in grado di farlo, sprecando un’opportunità. È importante stare dentro le cose concrete».

Non si rischia una visione troppo idealizzata delle fondazioni?
«Le Fondazioni amministrano un patrimonio creato nel tempo dalle loro comunità; farlo crescere è sicuramente una condizione necessaria per adempiere alla nostra missione. Fondazione Cariplo oggi ha un patrimonio complessivo che si avvicina a 10 miliardi, da cui trae le risorse per gli interventi filantropici. Il punto è come si usano queste risorse. Ogni volta che in Cda viene analizzato un progetto, sa a cosa penso? A quelle persone che ne beneficeranno. Qualcuno inevitabilmente resterà fuori, perché non si riesce ad arrivare ovunque. Questo ti responsabilizza».

Dentro quel patrimonio c’è anche il 5,2% di Intesa Sanpaolo, pari a 3,1 miliardi, un gran valore, vero?
«Certo. E per fortuna». 

Intesa è sempre più impegnata in campo sociale ed ambientale. Non c'è rischio di sovrapposizione o "concorrenza"?
«Assolutamente no. Ci coordiniamo e ci integriamo. Siamo sinergici». 

È già iniziato il totonomine per la presidenza della banca nel 2025, che dice?
«Passaggio importante, ma da affrontare tra un anno. Oggi è fondamentale che il board continui a lavorare bene come sta facendo, confrontandosi con un contesto che ormai chiamiamo di policrisi».

Policrisi, anche molta tensione, in una dialettica spesso divisiva. Come gestite i rapporti con le istituzioni. E col Governo?
«Ci concentriamo sul da farsi. Di solito troviamo sempre persone, istituzioni, aperte al dialogo e alla collaborazione. È un ruolo che possono avere le fondazioni. Mettere il focus sui problemi. La povertà educativa e digitale, ad esempio: abbiamo in corso due grandi progetti nazionali, realizzati insieme al Governo. Iniziati con i Governi precedenti. Capita anche che i prefetti ci chiamino per problemi di prima accoglienza, ad esempio coi minori stranieri, o con le donne sole». 

Ma come fa ad essere così ottimista? 
«Sono realista. L’Italia è un Paese con persone di qualità. Ne ho incontrate tante andando in giro. Certo, ci sono tante cose che non funzionano. Ma non è un buon motivo per non fare tutto il possibile per cercare di risolverle».

Cosa la preoccupa di più?
«Abbiamo presentato uno studio pochi giorni fa. Nel 2022, in Lombardia, oltre 137 mila bambini e ragazzi si sono rivolti al sistema sanitario per disturbi neuropsichici di diversa gravità. Più di 17 mila sono sotto psicofarmaci, quasi 7mila sono stati ricoverati almeno una volta, oltre 500 seguono un percorso in comunità terapeutica. Questi sono i problemi a cui dobbiamo guardare». 

Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 07:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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