Stalking all'Antimafia, sottufficiale della Finanza perseguitata dal capitano: messaggi e minacce dopo lo stop alla relazione

La donna aveva chiesto il trasferimento ma il militare ha tentato di bloccarlo

Sabato 20 Gennaio 2024 di Giulio Pinco Caracciolo
Stalking all'Antimafia, Sottufficiale della Finanza perseguitata dal capitano: messaggi e minacce dopo lo stop alla relazione

«Mi hai rovinato la vita, ti sgozzo. Pagherai con il destino» il tenore della persecuzione dell’ufficiale della Guardia di Finanza nei confronti di una sottoposta si evince dai messaggi al vaglio degli inquirenti e inizia tra le stanze della Direzione investigativa antimafia.

La vittima 38 enne è un maresciallo delle Fiamme Gialle molestata, offesa e minacciata, secondo l’accusa, da un suo superiore coetaneo e figlio di un ex-consigliere di Stato, finito a processo con le l’accusa di stalking. 

LA VICENDA 

Un rapporto, quello tra i due militari, nato con le migliori intenzioni nel novembre 2020. Chiacchiere tra colleghi e una simpatia reciproca che si trasforma in interesse. Lui è sposato, anche se ad alcuni ha detto di avere una compagna, ma perde la testa per la donna in divisa. Lei, bellissima, si lascia corteggiare fino a quando – dopo soli due mesi – si accorge di qualcosa che non va per il verso giusto: un atteggiamento che gli atti descrivono come «aggressivo, accusatorio e intimidatorio». E così interrompe la neonata relazione senza troppi ripensamenti. Questo sarebbe bastato a scatenare una tempesta che, secondo l’accusa, delinea a tutti gli effetti i tratti dello stalking. L’ufficiale avrebbe iniziato a mandarle una serie di messaggi, alcuni dal tenore inquietante appena appreso dell’imminente trasferimento a Napoli della collega: «Se so che starai da sola allora smetterò, ma se mai dovessi sapere che stai frequentando qualcuno non mi fermo e devi chiedere aiuto, occhio che sei sotto osservazione non sbagliare» E ancora: «Oddio vomito, sei pure bugiarda e falsa. La peggio specie, non me ne frega niente che ti senti male, muori, ti auguro tutti i mali e non verrò neppure al tuo funerale». Conversazioni che hanno spinto il gip Ezio Damizia a emettere fin da subito il provvedimento del divieto di avvicinamento a carico dell’imputato. 
Una situazione difficile da sopportare, soprattutto sul posto di lavoro, che aveva spinto la donna a chiedere il trasferimento temporaneo per motivi familiari.

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LE ACCUSE

«L’indagato era solito inviare messaggi con i quali diceva di volerle fare terra bruciata intorno – scrive il Gip Ezio Damizia – alla richiesta di trasferimento l’ha intimidita rappresentandole che, in virtù delle sue conoscenze, non le avrebbero mai concesso l’aggregazione nel reparto di Napoli». E il capitano non si sarebbe fermato, pretendendo che la donna gli dedicasse tempo. Richieste alle quali il maresciallo non sempre riusciva a sottrarsi nella difficoltà di gestire il rapporto con un superiore. 

I MESSAGGI

La donna, per paura di ritrovarsi sola con l’imputato, si fa accompagnare da altre persone, cambia numero, ma il militare recupera quello nuovo: «Pagherai con il destino questo male, mi hai rovinato la vita, ora prego che ci sia un finale degno a questa malvagità. Addio il destino ti darà presto ciò che meriti». Poi le annuncia che si ucciderà: tamnto che la vittima inoltra il messaggio audio ai superiori che provvedono immediatamente a requisirgli in via precauzionale l’arma di ordinanza. Provvedimento poi annullato dal Consiglio di Stato con il conseguente reintegro in servizio dell’ufficiale. La donna, dopo aver querelato il suo superiore, torna a integrare la denuncia con nuovi episodi persecutori subiti per tre volte in un mese e racconta in un lungo verbale agli inquirenti l’incubo con cui ha dovuto convivere per quasi un anno. E tra tutti questi messaggi - consegnati da subito ai Carabinieri che avevano ricevuto le denunce - nell’ultima udienza spunta un vocale dell’imputato che coinvolge alcune figure di spicco della Dia e dell’avvocatura di Stato e che potrebbe aggravare la posizione del Capitano. Un audio mandato forse per mettersi in mostra con la donna nel quale l’ufficiale spiega, a suo avviso, per quale motivo lei potrebbe avere ulteriori problemi all’interno degli uffici delle Fiamme Gialle di Roma. E così spunta il nome di un ex datore di lavoro del maresciallo all’Avvocatura di Stato che avrebbe parlato malissimo dell’operato della vittima, descrivendola come negligente e scansafatiche ai vertici della Dia. Un dettaglio che la persona offesa non aveva inserito in denuncia ma che è emerso durante la deposizione dell’imputato in aula. 

Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 11:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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