Makka, la 18enne che ha ucciso il padre: «Picchiava me e mamma, sapeva dove colpirci per nascondere i lividi»

Asti, dopo l’ennesima lite ha aggredito il genitore. «Ma volevo solo ferirlo»

Domenica 3 Marzo 2024 di Erica Di Blasi
Makka, la 18enne che ha ucciso il padre: «Picchiava me e mamma, sapeva dove colpirci per nascondere i lividi»

«Basta violenza, papà non devi più maltrattarci». Ha difeso la mamma durante l'ennesimo litigio, finendo per uccidere il padre. Una vicenda che ricorda quella di Alex Pompa, che ha ucciso il genitore pensando che li avrebbe ammazzati tutti. Anche qui c'è un papà, Akhyad Sulaev, 50 anni, che non voleva accettare l'indipendenza costruita dalla moglie e dalla figlia maggiorenne, Makka, nel gestire la famiglia oltre le difficoltà economiche.

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L'ULTIMO SCONTRO

Nel pomeriggio di venerdì scorso l'ennesima violenza consumata tra le pareti domestiche. «Smettila papà, non puoi continuare a trattarci così.

Anche noi facciamo mille sacrifici». Ma le parole non sono servite. Alla fine la giovane ha preso un coltello e ha reagito: ha colpito il padre tre, quattro volte alla schiena. Poi impietrita e sconvolta, ha atteso l'arrivo dei carabinieri. Agli inquirenti ha raccontato: «Volevo soltanto ferirlo, non ucciderlo». In casa erano presenti anche gli altri fratelli di 14, 11 e 10 anni, che in quel momento erano in un'altra camera con una maestra che si era offerta di dare loro ripetizioni. La donna, non solo è diventata testimone involontaria dei fatti, ma ha anche chiesto l'intervento dei soccorritori (l'uomo non è deceduto subito) e dei carabinieri; poi ha preso i tre bambini e li ha portati fuori da quella casa.

 


L'omicidio è avvenuto in un appartamento di Nizza Monferrato, in provincia di Asti. Nella zona tutti conoscono questa famiglia di origini cecene. E nessuno riesce a vedere Makka, dal viso così angelico, come un'assassina. Il contesto familiare, al di là di alcune difficoltà, sembrava tranquillo. «Non c'erano segnali o avvisaglie di violenza e nulla che potesse far pensare a una cosa del genere - ha detto il sindaco Simone Nosenzo - Era una famiglia normale. È arrivata qui tre anni fa e si inserita. La giovane andava a scuola e, come il padre e la madre, lavorava in alcuni locali cittadini. Conducevano una vita regolare, non c'erano segnali di liti in famiglia».
Ma dentro quella casa, a quanto pare, le due donne vivevano un vero inferno. «Basta violenza non devi più a maltrattarci», non a caso ha ripetuto la ragazza cercando di difendere la mamma, vittima in silenzio di continui maltrattamenti di un marito e papà-padrone, legato alle tradizioni della sua terra, musulmano osservante. Makka ha spiegato al pm e ai carabinieri che il genitori picchiava lei, la madre e i fratelli e li colpiva in punti «dove non si vedevano i lividi».


A scatenare l'ultimo cortocircuito un evento inatteso: l'uomo, che lavorava come lavapiatti in un noto ristorante di Nizza, dove nei fine settimana fa la cameriera anche la figlia, si è licenziato senza nessun perché. Questa decisione ha innescato a casa la lite che è degenerata in tragedia: Akhyad ha aggredito le due donne, poi la ragazza ha afferrato il coltello e ha cercato di fermarlo. E ha colpito più volte il padre, morto poco dopo l'arrivo dell'ambulanza.

PIANTONATA

Domani si terrà di fronte al gip di Alessandria l'udienza di convalida del fermo disposto dal pm. Makka non è in carcere, ma in una comunità protetta, piantonata da educatori e carabinieri, visto lo stato psicologico della ragazza, che in questa vicenda è pure lei vittima. Anche la madre e i suoi tre fratelli minorenni sono stati presi in carico ai servizi sociali e trasferiti in una struttura protetta.


La famiglia è immigrata in Piemonte alcuni anni fa: è originaria del Caucaso. Sono musulmani osservanti, la diciannovenne indossava l'hijab anche quando sono arrivati i Carabinieri. Sia lei sia la madre, stando a una prima ricostruzione, sarebbero state costrette a subire da tempo violenze tra le mura domestiche, nonostante non fossero mai state presentate denunce. Da quando ha memoria, Makka ricorda le continue umiliazioni nei confronti della madre e la violenza fisica. Bravissima a scuola (frequenta il liceo Pellati), ha sempre aiutato la madre per badare ai tre fratelli più piccoli e per contribuire al bilancio familiare lavorava come cameriera nei fine settimana.

 

Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 08:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA