Europee, Schlein nel simbolo e in corsa da capolista: il Pd si divide. Prodi: «I segretari candidati feriscono la democrazia»

Boccia: «Il nome un valore aggiunto». No di Franceschini, Provenzano, Delrio e Cuperlo

Lunedì 22 Aprile 2024 di Andrea Bulleri
Europee, Schlein nel simbolo e in corsa da capolista: il Pd si divide. Prodi: «Segretari candidati feriscono la democrazia»

«Ne riparleremo». Che l’azzardo avrebbe fatto indispettire un pezzo del partito, Elly Schlein l’aveva messo nel conto. Ma di trovarsi contro pure alcuni dei suoi fedelissimi – e di subire un’altra reprimenda, durissima, da Romano Prodi – forse no, quello non se lo aspettava. Eppure è così, con un’alzata di sopracciglia, che alle 7,45 di ieri mattina più di un big del Pd ha accolto l’idea di mettere il nome della segretaria nel simbolo per le Europee.

Un tabù, per il Nazareno, infranto solo alle politiche del 2008 con la scritta “Veltroni presidente”. E poi, da allora, mai più. Ecco perché la proposta (formalmente annunciata da Stefano Bonaccini, di fatto partorita dal “tortellino magico” della leader e concordata col presidente dem) monopolizza la direzione che ieri ha dato l’ok alle liste per Strasburgo. Liste in cui, com’era annunciato, Schlein correrà in testa, nelle circoscrizioni Centro e Isole. Mentre non si presenterà nelle altre, per lasciare campo libero alle candidte a cui avrebbe sottratto preferenze. «Sono disponibile a dare una mano con spirito di servizio: mi candido a dare una spinta a questa meravigliosa squadra e a un progetto di cambiamento del Pd e del Paese», le parole con cui Schlein chiude i suoi 40 minuti di intervento. Una scelta che non piace a Prodi. «Si chiede di votare per chi se vince non va a Bruxelles: queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso». Un ragionamento che, per l’ex premier, «riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti i leader che si candidano: non è un modo per sostenere la democrazia».

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LO SPRINT

Ma la mossa, Schlein ne è convinta, servirà ad assicurare l’effetto testa a testa con Giorgia Meloni. Lo stesso scopo che del nome nel simbolo. Che secondo i sondaggisti consultati dal Nazareno assicurerebbe uno sprint di «uno-due punti in più». E pazienza se l’idea finisce per spaccare prima la segreteria, convocata alle 8 del mattino, poi la direzione.

Raccontano che, quando la proposta viene messa sul tavolo dall’uomo-macchina di Elly, Igor Taruffi, Alessandro Alfieri non nasconde i dubbi. «Ma siete sicuri di avere l’ok della maggioranza?». Alla fine i pareri contrari in segreteria sono tre: Peppe Provenzano della sinistra dem, lo schleiniano Marco Sarracino e Debora Serracchiani per i bonacciniani. Alle 12, con un’ora e mezzo di ritardo, via alla direzione. Ed è un crescendo di no. «Legittimo puntare a un modello leaderistico, ma non è la mia idea di Pd», affonda Provenzano. «La discussione andava fatta prima: ora va rinviata a dopo le Europee». Poi Gianni Cuperlo: «Elly, te lo dico per la stima che ho di te: tu non sei Meloni, non sei Salvini, non sei Renzi. Sei meglio di loro e vieni da una cultura diversa». Scettico pure Dario Franceschini, tra i primi sponsor della segretaria. Contrari Laura Boldrini e Graziano Delrio. A favore dell’idea, in sei ore di discussione, si spendono il bonacciniano Piero De Luca (malignano dalla sinistra del partito: a loro va bene perché hanno già avuto ciò che chiedevano) e Francesco Boccia. «Il nome della segretaria nel simbolo serve a confrontarsi con Giorgia Meloni e a garantire quel valore aggiunto che tutti le riconoscono», avverte il capogruppo in Senato.

BARRICATE

Alla fine si decide di non decidere. «Prendiamoci tempo per valutare», prova a stemperare il clima Schlein. Il tempo però stringe: la deadline per depositare il logo al Viminale scatta oggi alle 16. Motivo per cui la leader potrebbe convocare una nuova segreteria questa mattina. La decisione, in ogni caso, spetta a lei, e non ha bisogno di ratifiche. «La mia candidatura è a disposizione del partito», prova a rassicurare Schlein: «Se c'è una persona che ha in astio la personalizzazione della politica sono io». Al di là dei dubbi, c’è chi è pronto a scommettere che nessuno farà le barricate, nome o no. Perché la segretaria potrebbe sempre ripensarci, e decidere di correre in tutte le circoscrizioni. E quel che è certo è che quella delle liste è una partita che in casa dem nessuno ha davvero voglia di riaprire.

Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 09:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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