Scontri allo stadio per Padova-Catania. La vedova Raciti tra rabbia e dolore: «Un altro schiaffo»

Sabato 23 Marzo 2024 di Gabriele Pipia
Marisa Grasso, la vedova di Filippo Raciti, a Padova all'intitolazione del parco al marito

PADOVA - «Uno schiaffo». Marisa Grasso pronuncia queste due parole, sospira e poi ripete il concetto: «È stato un altro schiaffo. A me e a mio marito». 
Marisa Grasso è la vedova di Filippo Raciti, l’ispettore capo della polizia di Stato morto il 2 febbraio 2007 durante gli incidenti scatenati dagli ultras catanesi in occasione del derby siciliano contro il Palermo. La tragedia suscitò indignazione in tutta Italia, ma diciassette anni dopo il tema della violenza degli stadi è ancora di forte e drammatica attualità
Proprio a Padova è intitolato un impianto sportivo a Filippo Raciti (zona Chiesanuova) e sempre qui martedì sera i tifosi del Catania sono tornati protagonisti di scene da guerriglia urbana.

La vedova Raciti ha visto e rivisto tutto. Ora parla con la stessa rabbia di diciassette anni fa.

Qual è stato il primo pensiero vedendo le immagini degli scontri di Padova?
«Penso che purtroppo dalla morte di Filippo sia cambiato ben poco. Continuiamo a vedere scene di violenza in tutta Italia, da nord a sud». 

Che sensazione sta provando?
«Fa davvero molto male. Pensi che gli scontri di Padova sono capitati il 19 marzo, il giorno della Festa del papà che per noi è un giorno ancor più delicato. È terribile per me continuare a vedere scene di violenza come queste ed è terribile sapere che alcuni soggetti erano coinvolti anche quella sera a Catania».

Cosa chiede?
«Misure forti e severe, non vedo alternative. È l’unico modo per contrastare questi comportamenti». 

Ha ricevuto una telefonata da Padova?
«Sì, mi ha chiamato il questore per annunciarmi che sarebbero stati fatti dei Daspo di lunga durata. Credo sia giusto così, la violenza va fermata e la mano morbida non basta».

A Padova c’è addirittura un impianto sportivo dedicato alla memoria di suo marito...
«Quell’intitolazione è stata un bellissimo gesto. Padova ha risposto subito a questi segnali di violenza. Sono venuta più volte in città perché ci sono state diverse iniziative ed è sempre stata dimostrata grande attenzione e sensibilità. Mi spiace ora dover rivivere questi scontri vedendo certe immagini girate proprio a Padova e mi spiace constatare che il problema non sia ancora stato risolto. Sono già passati diciassette anni...». 

Come è stata informata degli scontri di Padova?
«La prima a vedere la notizia è stata mia figlia, che ha 32 anni. È stata lei a girarmi subito i filmati. Li abbiamo visti praticamente assieme e abbiamo provato grandissima amarezza». 

Quelle violenze sono state messe in atto da una frangia minoritaria della tifoseria. La città di Catania e la società hanno stigmatizzato subito quanto è successo...
«Io vorrei solo dire che a casa mia non è mai stato dimenticato e mai sarà dimenticata la tragedia del 2007. Cerchiamo sempre di tenere in vita la memoria di Filippo e l’unico modo che abbiamo è agire per fermare questi comportamenti violenti».

Ultimo aggiornamento: 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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