Femminicidio di San Stino, la procura: «Cinzia uccisa a colpi di bottiglia dopo vent'anni di maltrattamenti»

Martedì 3 Ottobre 2023 di Nicola Munaro
Femminicidio di San Stino, la procura: «Cinzia uccisa a colpi di bottiglia dopo vent'anni di maltrattamenti»

SAN STINO - Quasi vent'anni di maltrattamenti e non un raptus di follia durato pochi minuti. È in questo quadro che la procura di Pordenone inscrive il femminicidio di Cinzia Luison, 60 anni, parrucchiera di Pramaggiore uccisa, il 6 dicembre 2022, dal marito Giuseppe "Walter" Pitteri, 65 anni, ex autista Actv.

Lo scrive il pm friulano nel capo d'imputazione con il quale chiede il processo nei confronti di Pitteri, difeso dall'avvocato Ettore Santin. L'udienza di fronte al gup è in calendario il 20 novembre, giorno in cui l'ex autista Actv dovrà difendersi dalle accuse di omicidio volontario con le aggravanti di averlo commesso nei confronti della convivente e del fatto di averlo commesso durante i maltrattamenti in famiglia che andavano avanti dal 2000 attraverso "prevaricazione psicologica e fisica", costringendo la moglie "ad un regime di vita tormentoso e intollerabile e, infine, nell'occasione dell'ultima aggressione, uccidendola".

L'OMICIDIO

Il 6 dicembre 2022, attorno alle 14, Pitteri aveva avuto l'ennesima lite con la moglie. In preda all'ira l'aveva colpita (almeno tre volte) sul volto e in testa con il fondo di una bottiglia di prosecco, uccidendola all'istante.
Secondo la procura il movente sarebbe legato a una questione economica e, da parte dell'ex autista Actv, al non voler accettare l'amministratore di sostegno che gli era stato imposto. Pare che l'uomo ricevesse 50 euro a settimana, insufficienti per i trascorsi con la dipendenza da giochi d'azzardo. Il caso ha voluto che fosse la figlia minore della coppia a scoprire il corpo senza vita della parrucchiera sessantenne, riversa sul pavimento del salotto in un lago di sangue.
E sempre lei,dopo essere scappata di casa e aver trovato riparo da un vicino, aveva chiamato i carabinieri, una telefonata che aveva seguito quella fatta dallo stesso Pitteri subito dopo il femminicidio: «Ho ucciso mia moglie, venite a prendermi».

I SOPRUSI

Le indagini però hanno restituito una situazione diversa. I maltrattamenti avvenivano "con cadenza settimanale": Cinzia veniva afferrata per il collo, schiaffeggiata e colpita con calci e pugni, anche in testa. Poi minacciata di morte. In un'occasione, tra il 2017 e il 2019, Pitteri le aveva premuto una lama sul collo. E nel 2000, strattonandola per i capelli, l'aveva lanciata per le scale del palazzo.

LE FIGLIE

Ma Pitteri rischia la Corte d'Assise (con l'accusa di omicidio volontario non sono previsti riti alternativi come il patteggiamento o l'abbreviato) anche per i maltrattamenti nei confronti delle due figlie, anche loro picchiate e offese dal padre, fin da quando erano piccole.
Maltrattate per cose di poco conto, come ritardi negli appuntamenti, nel sedersi a tavola in occasione di pranzi o di cene, per i letti non fatti o soltanto sistemati male o per risposte e toni di voce sbagliati. Un incubo durato quasi vent'anni e finito in tragedia, quando il 6 dicembre 2022 si è aperto il baratro.

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