Addio a Nino Meneghetti super papà dell'hockey

Venerdì 18 Settembre 2020
Addio a Nino Meneghetti super papà dell'hockey
Con Beniamino “Nino” Menghetti, scomparso alle prime ore di ieri, giovedì, dopo una breve quanto aggressiva malattia, se ne va una persona che ha fatto la storia della valle di Zoldo, lasciando il proprio segno sia nell’attività sportiva ed in particolare nell’hockey, sia nell’imprenditoria, con la fortunata intuizione – era il 1969 – dell’apertura in località Le Boccole, all’ingresso della valle, di un locale le cui prospettive e l’orizzonte si sono via via consolidati ed allargati. Nino, classe 1935, può essere a buon diritto considerato il padre dell’hockey.



E non solo perché con Carla ha avuto 7 figli tutti maschi e tutti discatori di livello nazionale, tutti che hanno vestito la casacca azzurra almeno delle giovanili con il record da guiness del 1993: a Budapest nella nazionale olimpica giocano Igor, Omar ed Ivan; contemporaneamente, sempre nella capitale bulgara, Boris e Tito disputano il mondiale Under 18. Ma anche perché, innamoratosi di stecca e disco, fu lui assieme ad alcuni amici a portare l’hockey in Zoldo e della nascita della società gialloverde. La malattia lo aveva colpito alla fine dello scorso anno e dopo una serie di interventi le cose erano precipitate la settimana scorsa quando la famiglia si era vista costretta a ricoverarlo nel reparto di Pneumologia del San Martino. Oltre alla moglie Carla Busin, agordina di Caviola, che aveva conosciuto nel 1960 e sposato tre anni più tardi, Nino lascia i figli Luca, Igor, Omar, Ivan, Boris, Tito e Sasha. Dopo la nascita dei primi tre figi in Germania dove Beniamino si era appassionato all’hockey, la coppia era tornata in Italia a fine 1967. Due anni dopo, nel 1969, aprì l’Insonnia alla quale, anche in tarda età, egli aveva continuato ad interessarsi preoccupandosi della ricerca dei prodotti migliori. Un locale che nel corso degli anni è diventato una vera industria a conduzione familiare, capace di richiamare clienti non solo da tutta la provincia, ma anche da fuori. Quando lavorava in Germania. Nino si recava a vedere le partite di hockey e una volta condivide la passione con alcuni altri compaesani; ed è questo sentire che i sette fratelli Meneghetti respirano quotidianamente. Tre anni dopo l’Insonnia, nel 1972 nasce la società Usg Valle Zoldana che oltre all’hockey promuove il pattinaggio artistico e il pattinaggio veloce ed a Paralongo, attorno al campo da calcio, nasce l’anello di velocità.

Sono anni epici: con il ghiaccio realizzato con un tubo di gomma collegato ad una pompa che capta l’acqua dal vicino torrente Maè o ad una fontana; la lisciatura della lastra fatta con mezzi di fortuna, gli spogliatoi sono una baracca recuperata nel Friuli post-terremoto. Ad essere già forte e solida è solo la convinzione che possiede chi ha in testa un sogno. In quel 1972, tuttavia, la squadra di hockey ancora non esiste. E Luca, il primo dei sette fratelli, va a giocaIl suo esempio è seguito via dagli altri fratelli che escono a farsi le ossa e poi, quando anche la società zoldana è una realtà consolidata col nome di Usg Zoldo e nella stagione 1987-88 si iscrive al campionato di A2, tutti rientrano alla base. Seguiranno campionati gloriosi in Serie B - tre i campionati vinti - e faticose resistenze in Serie A. Nino è sempre presente: ricopre non solo la carica di dirigente ma anche di vicepresidente; egli alterna il lavoro all’Insonnia con il volontariato sul ghiaccio di Soccampo. “Se era orgoglioso di noi? Certo – confida Ivan – ma non ce l’ha mai detto direttamente forse perché aveva paura di non trattarci tutti allo stesso modo.

Ma ne parlava con altri e noi lo venivamo a sapere in maniera indiretta”. Nino segue con passione le vittorie, con impegno promuove e sostiene la costruzione del palaghiaccio; assiste con amarezza alle vicende della struttura che arriva anche ad essere chiusa per il crollo del 2009; e negli ultimi mesi aveva accolto con rinnovato entusiasmo la notizia del nuovo progetto, approvato e finanziato, per la nuova copertura. Ora in pista non ci sono più i sette figli di Nino e Carla. Il testimone è già stato raccolto da Patrick, classe 1994, figlio di Ivan, fino allo scorso anno in forza all’Alleghe; quattro invece i figli di Tito: Rocco (2007), Victor (2009) e Leone (2012) difendono i colori delle giovanili gialloverdi; Cora (2013), l’unica bambina di casa, non si è lasciata sfuggire l’occasione e gioca a sua volta con la formazione under 7. Sofia (2013) è figlia di Sasha, il più giovane dei vecchi Meneghetti, ed al momento è l’unica che non impugna la stecca e al disco ha preferito il pattinaggio artistico. Ieri quando si è sparsa la notizia della scomparsa di Nino, la voce è rimbalzata per tutta la valle e la casa di Carla è stata un via vai continuo di persone, con le condoglianze arrivate a lei ed ai suoi figli dagli amici e da molte parti del mondo dell’hochey; anche dalle società amiche e rivali bellunesi, Cortina e Alleghe, che hanno pubblicato un ricordo dello scomparso sui propri profili social. I familiari che ringraziano il personale dell’Ospedale San Martino, potranno vedere la salma del padre questa mattina; poi il corpo, per ottemperare la volontà dello stesso Nino, verrà cremato e non ci sarà alcun funerale, ma solo la sepoltura in forma strettamente privata.
Ultimo aggiornamento: 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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