Viaggio studio da incubo a Panama, l'agenzia nega il risarcimento: «Condizioni standard per quel paese»

Giovedì 1 Febbraio 2024 di Denis De Mauro
Le condizioni in cui doveva vivere la ragazza

SACILE - «Negano il risarcimento giustificando che le condizioni di vitto e alloggio devono intendersi standard del Paese dove ci si reca, ma cosa significa? Standard è un solo pasto al giorno? Oppure il secchiaio all'aperto che fungeva da bagno?» vanno avanti col braccio di ferro i genitori della 17enne sacilese, che era partita alla volta di Panama dopo aver sborsato la bellezza di 15mila euro per un anno all'estero, che avrebbe dovuto rafforzare la sua seconda lingua straniera, lo spagnolo, e invece è stato un viaggio studio da incubo tra stamberghe con servizi igienici squallidi e famiglie inospitali.

«Oggi la Onlus dalla quale abbiamo acquistato questo viaggio studio si trincera dietro i vocaboli sapientemente usati nel contratto» aggiunge il papà di Marta, nome di fantasia che abbiamo deciso di usare per tutelare l'identità della ragazza. Se non fosse stato per le famiglie inospitali che l'hanno fatta tornare precipitosamente a casa, ormai stufa di vedersi sballottare da una parte all'altra del Paese, «nulla da dire sulle due scuole che ha frequentato e nelle quali ha fatto anche in tempo a sostenere interrogazioni e compiti, ottenendo bei voti» continua la madre. «Senza dubbio dei buoni licei, perfettamente all'altezza dei nostri e nei quali è stata ben accolta ed aiutata». Che qualcosa non andasse nelle tre diverse famiglie nelle quali è stata collocata dev'essere stato chiaro anche a scuola «al punto che dei compagni si erano offerti di cercare loro una famiglia "normale" che la ospitasse». Ma le condizioni vissute dalle 17enne non le hanno lasciato altra scelta e dopo un periodo di resistenza e sopravvivenza durato circa due mesi e mezzo ha rifatto le valigie e ha fatto marcia indietro. Non ne vogliono sapere di risarcimenti dalla Onlus toscana, che avrebbe pianificato il viaggio studio.

I due genitori contestano soprattutto la scarsa organizzazione dell'associazione. «Con prezzi che non sono poca cosa: se noi abbiamo pagato 15 mila euro, altri sono arrivati a 20 mila per collocazioni europee». Ma in questi viaggi qual è il ruolo della scuola? Secondo la dirigente scolastica Simonetta Polmonari «è la famiglia che chiede all'Istituto di usufruire della prevista possibilità di frequentare la quarta classe all'estero. Poi ogni scuola ha dei suoi protocolli interni per il riconoscimento del risultato scolastico conseguito». La Onlus toscana non è l'unica a proporsi? «No, ce ne sono diverse. Alcuni istituti presentano le offerte di questi privati ai ragazzi, poi sono le famiglie che scelgono». La scuola non ha alcun altro ruolo dunque. Ancora Polmonari: «Negli ultimi sei anni personalmente ho visto fare questa scelta solo tre ragazze, ma tutte hanno riportato commenti molto positivi». Racconta l'assessore Ruggero Spagnol nelle sue vesti di insegnante: «Ho avuto una mia allieva che ha scelto di passare il quarto anno delle superiori in Costarica e mi ha testimoniato un'esperienza che ha definito meravigliosa». La povera Marta è stata dunque sfortunata nell'incappare in tre famiglie consecutive invivibili? I suoi genitori sono di tutt'altro avviso e pensano invece a una evidente cattiva selezione delle famiglie ospitanti da parte dell'organizzazione italiana, cosa per la quale intendono chiedere giustizia.
 

Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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