Vacanze, la maledizione del numero 71. «A rischio oltre due terzi del fatturato»

Sabato 30 Maggio 2020
Vacanze, la maledizione del numero 71. «A rischio oltre due terzi del fatturato»
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Da cifra del successo a numero della crisi: la parabola del turismo sembra stare racchiusa tutta dentro il 71. Con 71 milioni di presenze, il Veneto era la prima regione d'Italia per movimento turistico, ma entro l'anno potrebbe perdere il 71% del fatturato di settore, a causa dell'emergenza Coronavirus. È quanto afferma l'indagine condotta da Cna Veneto, in collaborazione con il centro studi Sintesi di Mestre, al punto da far lanciare l'allarme al presidente Alessandro Conte: «Dopo sei anni di crescita, il Pil regionale sarà di nuovo in picchiata. Il trend, negativo, rischia di essere dell'8,6% in meno. La preoccupazione maggiore ora è per strutture ricettive, ristorazione e tutto l'indotto turistico».

LE IMPRESEA
ll'indomani della protesta degli agenti di viaggio e dei tour operator, l'associazione degli artigiani mette in fila i dati che evidenziano l'importanza del turismo come prima industria del Veneto. «Della filiera ha sottolineato il segretario Matteo Ribon fanno parte quasi 35mila imprese e oltre 163mila addetti, che in totale producono un valore aggiunto di oltre 9 miliardi di euro. Appare evidente che per numeri e importanza il settore, che rappresenta l'11,1% dell'economia regionale, dovrà non solo essere sostenuto, ma anche rilanciato attraverso investimenti in termini di risorse e di immagine. Restare in Veneto per le vacanze significa non solo contribuire alla ripresa delle attività locali, ma anche avere la garanzia di godere di vacanze sicure e di qualità. Un messaggio che va esteso anche ai turisti provenienti in buona parte dal resto d'Europa».

IL LOCKDOWN
Finora la domanda, cresciuta fra 2010 e 2019 del 38% in termini di arrivi, è stata dominata dagli stranieri: 48,2 milioni, cioè il 63% del totale, soprattutto tedeschi (33,4%), austriaci (8%) e britannici (5,4%). Altra caratteristica peculiare è quella di una stagionalità ad alta intensità: il 65% dei pernottamenti si concentra tra giugno e settembre, posizionandosi per il 55,8% nelle città d'arte e per il 20,2% sulle spiagge. Tutti questi elementi insieme contribuiscono a spiegare i motivi per cui, nei due mesi di lockdown, secondo lo studio le attività del settore hanno già perso il 10% del fatturato annuo. Ma il conto finale rischia di essere ancora più salato, se si verificheranno tre condizioni ipotizzate dagli analisti. «La prima: non sarà necessario il ripristino delle precedenti misure restrittive. La seconda: gli stranieri torneranno a partire da luglio, anche se in misura pari al 30% dello scorso anno. La terza: i turisti italiani nei mesi di maggio e giugno saranno pari al 20% del 2019, quota che si auspica possa salire al 50% nei restanti sei mesi». Se ciò dovesse effettivamente avvenire, alla fine del 2020 il Veneto perderebbe oltre due terzi del proprio fatturato turistico. Possibili rimedi? «Far conoscere i nostri borghi, le storie, i prodotti del territorio magari ancora poco noti, attraverso esperienze cucite su misura», propone Ribon.
A.Pe.
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